Uno su mille ce la fa, diceva una canzone. E sì, anche le startup falliscono. Sul web si trovano tantissimi articoli di storie di successo che servono a motivare ancora di più gli imprenditori che si affacciano nel mondo della piccola e media impresa con un nuovo progetto. Ma le storie di chi non ce l’ha fatta possono essere altrettanto utili per capire quali errori evitare. Ecco perché vogliamo dare un’occhiata ad alcune delle startup che non hanno superato il 2015, e spiegarvi cosa è andato storto.
“Non ho fallito. Ho sono trovato 10 mila cose che non funzionano” – Thomas Edison
- 1- Sbagliare la scelta dei soci: GuGo
- 2- Non rispettare la Vision: Secret
- 3- Sovrastimare il proprio prodotto: Lumos
- 4- Sovrastimare il proprio ego: RateMySpeech
- 5- Avere troppa fretta: RewardMe
1- Sbagliare la scelta dei soci: GuGo
GuGo era un social network che, grazie alla geolocalizzazione, metteva in contatto brand e utenti, fornendo informazioni su prodotti ed eventi. Cos’è andato storto: come racconta in un post il suo fondatore, Jason Sherman, l’errore è stato scegliere un socio incompetente. Jason si è trovato a svolgere tutte le mansioni, dalla programmazione al marketing, mentre il partner manteneva rapporti con avvocati e consulenti per assicurarsi la sua fetta di torta quando il sito fosse partito. Il rapporto non paritario, molti soldi buttati e il lavoro sulle spalle di una sola persona hanno costretto Jason a rinunciare.
2- Non rispettare la Vision: Secret
Secret.ly aveva tutto. 15 milioni di utenti in sedici mesi, un team eccezionale e un’idea: creare un luogo dove le persone potessero sfogarsi anonimamente. Secondo il suo fondatore David Byttow, questo è il motivo per cui il sito ha funzionato e… non ha funzionato. Nel suo post racconta che condividere i propri pensieri nel totale anonimato è un’arma a doppio taglio che bisogna essere in grado di gestire, e a volte semplicemente sfugge al controllo. Dopo sei mesi di ascesa il sito è andato in declino finché non è stato chiuso.
3- Sovrastimare il proprio prodotto: Lumos
Lumos, figlio dell’Internet of Things, era un interruttore da installare all’interno delle abitazioni e in grado di ricordare le preferenze dell’utente. Creato da tre ingegneri, ha trovato finanziamenti e sostegno fin dai primi momenti finché non si è scontrato con la domanda che ogni startup dovrebbe farsi dal principio per evitare di fallire: qual è il mio pubblico? Perché una volta conclusa la costruzione dell’oggetto, gli ingegneri si sono trovati con qualcosa in grado di connettere televisione, frigo, luci, forno e caldaia, a un prezzo altissimo e con un meccanismo abbastanza complesso. Avevano cercato di fare “tutto per tutti”, rendendo complicato il meccanismo e andando nella direzione contraria alle prime necessità di una startup: risparmiare e settorializzarsi.
4- Sovrastimare il proprio ego: RateMySpeech
Rate My Speech era un sito dove gli utenti potevano registrare e condividere il proprio discorso o presentazione al pubblico, e ricevere opinioni e consigli per migliorare. Secondo il suo fondatore Attila Szigeti l’errore è stato non pensare ai consumatori del servizio, ma solo a raggiungere una app perfetta per se stesso. Questo si è tradotto in tre errori principali: un prodotto senza una direzione che riuscisse a fidelizzare gli utenti; la necessità di “fare tutto da solo”, compresa la programmazione, creando così un sito non competitivo (e brutto, secondo lo stesso Attila); infine, di nuovo, l’assenza della domanda più importante: chi è il pubblico? Il 95% delle persone che si trovano a preparare presentazioni e discorsi pubblici, secondo Szigeti, non sono interessate a essere perfette. L’altro 5% che invece vuole fare qualcosa di migliore, ha probabilmente già qualcuno a cui affidarsi.
5- Avere troppa fretta: RewardMe
Reward Me era una app per ristoranti e fornitori. Il fondatore Jun Loayza ha spiegato che il fallimento non è stato causato dalla mancanza di soldi. Anzi, erano talmente tanti che sono stati spesi male e, soprattutto, alla ricerca di un successo immediato: “Sulla carta facevamo progressi innegabili, ma abbiamo forzato questa crescita prima di stabilizzarci e acquisire il giusto canale”. Come comprare iPad in stock e trovarsi con cinquanta iPad di troppo. Oppure perdere un’occasione importante: l’arrivo di un ristorante come testimonial, a cui si sarebbero dovuti dedicare a pieno ma che hanno deciso di sfiorare brevemente per cercare di scalare la vetta ancora di più, e più velocemente.
Queste le lezioni da imparare e gli ostacoli da evitare. Se invece volete sapere come si fanno le cose per bene, leggete i 6 passi per creare una startup di successo secondo Universal Web.